lunedì 27 ottobre 2008

Puntata alternativa.

In tutto questo gran casino mi sono dimenticata una cosa fondamentale, una di quelle cose per cui normalmente si usano gli spazi internet.

Volevo ringraziare per l'incredibile ondata d'affetto che mi ha circondato in queste settimane, dalla fine di settembre a questi ultimi giorni.
Come sanno tutti quelli che conoscono il mio nome nel linguaggio dei segni è mio gusto particolare farmi compatire Vel coccolare nei momenti di bisogno (cioè quasi sempre) e in questo periodo la risposta del pubblico ha superato qualsiasi mia aspettativa, sia in piccolo che in grande; ovvero sia nelle piccole relazioni, le conoscenze e le amicizie sottili e passeggere che nelle relazioni importanti, quelle stabili e solide che mi hanno stupito con piccoli pensieri e una forza inaspettata. Ancora oggi mi è capitato di scoprire un piccolo pensiero lasciato dopo l'ultima cena (eravamo 13 a tavola, giusto?) di cui non mi ero accorta: crazie!

uhm... basta. e grazie ancora se dovesse servire.

sabato 25 ottobre 2008

La mia indifferenza e ripugnanza per la politica cresce mentre mi immergo nell'inutilità della critica letteraria (se mi sente la bene mi spara): ah ma quant'è bella la bellezza, ma quanto siamo bravi noi che la vediamo, ma quanti colori ci sono in una goccia d'acqua sulla fogliolina nell'occhiuzzo del cerbiattino che nel boschetto corre corre corre il cacciatore gli spara e muore. Questa una versione boschiva di quello che sto leggendo adesso.
Bene, mentre tutte queste simpatiche riflessioni si sviluppano il mondo continua a girare e la gelmini nella pausa fra parrucchiere e lifting incontra gli studenti inkazzati (sì, con la K, come sono ggiovane) fra cui il nostro (e vostro) rappresentate degli studenti al senato accademico. L'incontro finisce così:
VISTA L'INDISPONIBILITà DELLA MINISTRA A COLLABORARE AD UNA RIFORMA SERIA
NOI STUDENTI CONTINUIAMO CON LE MOBILITAZIONI!!!
la gelmini: l'importante che siano pacifiche.
Viste le premesse lasciate nel post precedente, direi di sì.
Quindi, miei piccoli rivoluzionari dai riccioli al vento vi lascio con un appuntamento: Lunedì sera ad Otto e mezzo su La7 ci sarà Maurizio (Falsone) nostro rappresentante al senato accademico... stiamo monopolizzando otto e mezzo! alla scorsa puntata c'era pasquali!

mercoledì 22 ottobre 2008

Quinta Puntata: l'oppressione

Tempo fa una persona che stimo diceva a un suo cugino che non era certo di saper restare immobile, restare in pace di fronte alla violenza contro le persone che ama (sua moglie, sua figlia, il suo clan familiare); si tratta ovviamente di una persona che crede nella pace e nella nonviolenza (altrimenti il problema non si porrebbe), un uomo che per quanto ne so crede nella non sopraffazione quotidiana e fra i popoli, che fonda queste convinzioni su vaste letture (soprattutto di saggi: e ora marta sa di chi parlo). Il cugino ovviamente sosteneva la tesi opposta e sono certo che fosse pienamente convinto di quello che diceva. Ora capita che l'uomo che sta al governo decide che contro uno dei suoi 4 figli possano essere mandati poliziotti armati: non il maggiore (che probabilmente sarà spinto a lavorare lontano dal crollo di alitalia), nè la terza e l'ultimo, che credo siano alle superiori, in un istituto privato. Difficilmente correrà rischi il secondo, giovane destrarolo estremo, per quanto (udite udite!) perfino loro riconoscono il diritto alla protesta.
Io invece come posso dormire tranquilla? Non per me non per noi, che viviamo in quest'isola felice di comunardi e rivoluzionari, nel cuore rosso del granducato (bah) ma per chi vive nelle città dai muri rossi, che nascondono cuori (e schede elettorali) nere o verdi. O celesti, peggio che andar di notte! Per loro mi preoccupo, per i loro occhi accesi e i cuori pulsanti, o per chi vive a un passo dal centro del governo e della merda che ci invade. Non conosco nessuno con la pelle abbastanza dura per queste cose e ho visto troppe facce raggianti troppe matricole tremanti ed esaltate alle assemblee oceaniche in piazza dei cavalieri per non temere.
Il pacifismo è un'ottima scelta: contro la polizia non si combatte, anche perchè si rischia di prenderle a 18 anni con le mani alzate e un musino da Garfield.
Ma con che coraggio scegliere di non reagire a chi minaccia quegli occhi quelle mani quei cuori?



domenica 19 ottobre 2008

Quarta Puntata: reliquie dell'io (ovvero: dal pubblico al privato in un colpo solo)

Tutto il resto lo potete leggere qua, ne sanno sicuramente più di me. Ah, oppure qua.

E' incredibile e inspiegabile quanto sia faticoso scavarsi uno spazio in posti già tuoi. Non so quanti di voi ne hanno fatto l'esperienza: parlatemi, raccontatemi in che modo e con quali criteri avete buttato via, avete relegato in quale soffitta o parte del mondo le parti di voi che portate con voi.
Come Valeria io non butto via quasi niente. Io conservo soprattutto biglietti del treno e del cinema, in modo particolarmente goloso biglietti di mostre e monumenti con su impressa la data, elegantemente. Raccontano le mie riflessioni senza che io debba marcarle con date, dimostrare quanto tenga alla biografia di me stessa. Che in fondo (ma neanche tanto in fondo) è una cosa sciocca, una cosa inutile e ricorsiva: sarebbe meglio viverla la vita, no? Però che emozione i miei primi occhiali (rotti), la camicia da garibaldina, le foto dell'ultimo fidanzato e i bigliettini del primo. Sono parte di me, sono me in qualche modo, come privarsene? E per questo spendo ore e fatica vuota a dirimere, confrontare e decidere, a scegliere e conservare religiosamente.
Immote Note Reliquie dell'Io.

Ah, dimenticavo: SONO LA PRIMA A WORD CHALLENGE!!! BUAHAHAHAHA

Terza Puntata: la prima assemblea di Ateneo

Per cui cfr qui e soprattutto qui: io sono sotto il palco, con la coda e la camicia bianca (viva gli inutili protagonismi).
Dopo questo oceanico assembramento si sono staccati due tronconi: uno è entrato e ha occupato il polo carmignani. L'altro è entrato nel rettorato sotto gli occhi inquieti delle due portinaie-segretarie e ha raggiunto, con gran furor di popolo, la sala stampa: il palazzo era invaso, è stato bellissimo, soprattutto per la quantità di studenti "normali" gente che non si interessa e non sa che vuole starne fuori salvo vedere qualche buon film.

Noterete il calo di impegno delle mie relazioni: di qui in poi è favola di molti, partecipazione di massa. Che bello.

Di qui in poi per me ci sono stati pacchi, confusione, traslochi, telefonate giustamente insistenti e il mio richiudermi lentamente nella meditazione sulla natura e sul futuro.

Seconda Puntata: un'Assemblea di Facoltà

La gente arriva alla spicciolata, silenziosa quasi. Per la quantità di persone che si è radunata fuori dall'aula c'è fin troppo silenzio e gemere di ghiaia.
Entro in aula, Giacomo mi ha tenuto il posto. Comincia a entrare gente, ci sediamo. Continua ad entrare gente: ragazzi e ragazze, a gruppetti sempre più fitti, ammucchiati sulla porta. Cominciano ad arrivare i professori: molti vengono dentro e se ne vanno subito: mancano i posti. Quelli che restano stanno in piedi. Non ho mai visto quest'aula così piena, neanche durante le lunghe lezioni di Orlando. Tensione perchè manca il nostro relatore, che deve aprire i lavori. Finalmente arriva e l'assemblea comincia, parlano a turno le parti lese poi il Preside di Facoltà, con la consueta facundia da guitto. Parlano altri, di ogni genere e tipo. Si decide una sospensione delle lezioni per la settimana a seguire, da lunedì (era mercoledì, se non sbaglio).
Appena i ricercatori coi professori se ne vanno (saranno le 5 a regola) cominciano interventi che chiedono l'occupazione: l'aula è quasi vuota rispetto all'inizio e dopo un po' di questa manfrina (2 o 3 interventi di esaltanti occupandi 1 perplesso e 1 contrario) le persone, i ragazzi normali se ne vanno a piccoli greggi, qualcuno scuotendo la testa, altri pensando alla birra di stasera e alle scarpe da comprare.
Restano quasi solo persone informate dei fatti: i diessini e quelli che hanno deciso che l'unica forma di lotta occupare, nella migliore tradizione. Dopo una mezzora di urla e insulti reciproci io me ne vado, è troppo, mentre in un'assemblea estemporanea si costituisce in Studenti di Lettere in Agitazione, a palazzo ricci, nel corso del pomeriggio.

domenica 12 ottobre 2008

Prima puntata

Io ero, quell'inverno, in preda ad astratti furori. Non dirò quali, non di questo mi son messo a raccontare. Ma bisogna dica ch'erano astratti, non eroici, non vivi; furori, in qualche modo, per il genere umano perduto. Da molto tempo questo, ed ero col capo chino. Vedevo manifesti di giornali squillanti e chinavo il capo; vedevo amici, per un'ora, due ore, e stavo con loro senza dire una parola, chinavo il capo; e avevo una ragazza o moglie che mi aspettava ma neanche con lei dicevo una parola, anche con lei chinavo il capo. Pioveva intanto e passavano i giorni, i mesi, e io avevo le scarpe rotte, l'acqua che mi entrava nelle scarpe, e non vi era più altro che questo: pioggia, massacri sui manifesti dei giornali, e acqua nelle mie scarpe rotte, muti amici, la vita in me come un sordo sogno, e non speranza, quiete.
Questo era il terribile: la quiete nella non speranza. Credere il genere umano perduto e non aver febbre di fare qualcosa in contrario, voglia di perdermi, ad esempio, con lui. Ero agitato da astratti furori, non nel sangue, ed ero quieto, non avevo voglia di nulla. Non mi importava che la mia ragazza mi aspettasse; raggiungerla o no, o sfogliare un dizionario era per me lo stesso; e uscire a vedere gli amici, gli altri, o restare in casa era per me lo stesso. Ero quieto; ero come se non avessi mai avuto un giorno di vita, né mai saputo cosa significa esser felici, come se non avessi nulla da dire, da affermare, negare, nulla di mio da mettere in gioco, e nulla da ascoltare, da dare e nessuna disposizione a ricevere, e come se mai in tutti i miei anni di esistenza avessi mangiato pane, bevuto vino, o bevuto caffé, mai stato a letto con una ragazza, mai avuto dei figli, mai preso a pugni qualcuno, o non credessi tutto questo possibile, come se mai avessi avuto un'infanzia in Sicilia tra i fichidindia e lo zolfo, nelle montagne; ma mi agitavo entro di me per astratti furori, e pensavo il genere umano perduto, chinavo il capo, e pioveva, non dicevo una parola agli amici, e l'acqua mi entrava nelle scarpe.


Elio Vittorini, Conversazione in Sicilia