mercoledì 8 luglio 2009

Un po' di poesia

Taklamakan #2
di Sergio Baratto su Il primo amore online

Un episodio trascurabile delle Guerre persiane

Al porto quella notte
prima dell'assalto
avevo freddo e tanto sonno

mi strinsi a Cleomene
ci inventammo una canzone
tutto il tempo sottovoce
la cantammo
nessun altro l'ha sentita
fu come se non fosse
mai stata cantata.



***


Le balene d'agosto

Nelle sere d'estate i poeti
ai tavoli dei cocktail bar –
così ci si divertiva
all'epoca delle balene d'agosto


si adoravano i funghi mucillaginosi
i satrapi di nessun regno

il corridoio dei nostri trasporti
era così lungo che a volte
qualcuno in tutto quel vuoto
si perdeva o al peggio

faceva carriera

o si andava in massa
a venerare sciamani polacchi
chi i capelli verdi chi la pelle cotta

chi una moglie avvolta in carta da parati

Settembre mi sorprese a Mantova
con una zucca in mano

dal giornale occhieggiava
per l'ultima volta
Ahmed Shah Massud

Sono tornato in treno quella sera
con la mia zucca pesante
soffiava allora la brezza
degli ultimi giorni prima della scuola

Quel giorno, scriveranno gli esegeti
il nemico ha sfondato le linee.



***


Per la notte in arrivo

E poi medicine antrace lunghe scie di luce
ciecamente si avanzava nella caverna dei nostri tempi
scavando la carne dei nostri stessi corpi

E quando i feti nei ventri scalciavano per uscire
a trovare piccoli inferni in polimeri plastici
rubinetterie idrocarburi volentieri quelle
gozzoviglie le avrebbero lasciate ad altri

E Dante con la sua corazza tra i Persiani
in lacrime sul Golfo
gli stessi problemi di sempre
cosa sarebbe stato di noi da dove
il nostro respiro e perché

Nessuno a costituirsi nessuno che alzasse la mano
a dire Colpa mia signori
a sentir loro non c'era alcuna ragione oggettiva
per piangere le ripetizioni della storia

Quanto a Caronte affari d'oro
ne ha sempre fatti
soldi sottobanco sbarchi di clandestini
nel business tra i mondi

Oh ma io mi costruirò visioni
prenderò su grumi di paesi
prenderò una strada nuova e già lo so
che la percorrerò da solo

Si spengono adesso le luci
viene un'altra sera
Milano settembre duemiladue

Affiliamoci lo sguardo nel buio abrasivo
per la notte in arrivo
per la notte in arrivo.


***


Singing in the fallout

Come cantare sgravare il fiato
spalmarsi creme idratanti
sui calcagni tra i crateri
vallo a chiedere altrove


Chiedilo alle centomila
anime ustionate di Dresda
chedilo alla bella
Murasaki in fiamme

Chissà come avranno ballato
quando il buon pastore
se le è prese su come
si succhia il brodo

domenica 5 luglio 2009

Epitaffio.

Dedicato ai molti gatti che ci hanno preferito il regno di Ceiling Cat e Basement Cat - i quali, essendo dèi gatteschi, condividono pacificamente la ciotola nell'aldilà.



Abbiamo avuto la stessa vita, Musi, tu ed io, la stessa solitudine, lo stesso male. Pensavo a te, quand'ero lassù, e tu mi accogliesti, al ritorno, saltandomi in grembo lievemente (non poi tanto...), come al solito.
[...]
Ti minacciavo sempre col proposito di farmi un colbacco con la tua pelliccia, dopo che fossi morta: ebbene, sappi che non vi ho dato seguito. Ma avrei voluto, questo sì, destinarti un posto accanto a me: e invece sei qui, ai piedi del cipresso, in una buchetta poco profonda (perchè son luoghi di terreno duro, e quella notte non avevo tanta forza per scavare).
Sono morta un po' anch'io insieme a te: dov'è quella mia parte adesso? Spero che tu l'abbia portata dove sei: una bella giornata di sole autunnale, qualche lucertola sonnacchiosa che è troppo facile acchiappare; e tu che ti rotoli nell'erba, ora sul fianco destro, ora su quello sinistro, in alterna vicenda. Gli occhi sono socchiusi, gli zampini strofinano il muso in segno di infinito benessere.

Idolina Landolfi, Musi, Arezzo, Tipografia Busagni, 1996