venerdì 18 marzo 2011

Non i giorni ma le notti

Non i giorni, ma le notti. Le notti sono le più importanti, i momenti in cui davvero so che ci sei. Quando ci muoviamo in uno spazio piccolo piccolo e ci incastriamo, senza svegliarci. Quando tu fai cose di cui non ti ricorderai al mattino e mi stringi, mi sposti mi accarezzi i capelli - senza davvero sapere cosa stai facendo, ma con un senso sottile del fatto che accanto a te ci sono io.

giovedì 13 gennaio 2011

Preghiera al conigliolo

Antonio Moresco, da 17 preghierine per una nuova vita
Il primo amore
12 Coniglio

Oh, coniglio, coniglietto dalle orecchie più corte degli altri conigli, che te ne stai fermo, acquattato, con l'occhio sbarrato, il musetto che pulsa, i baffi frementi. Quante volte, da bambino e poi da ragazzo, ho visto conigli in croce contro il portone, in campagna, le zampette con i loro stivali di pelliccia, il resto del corpicino da cui era stata strappata via la pelle come un guanto. E poi i pezzi nel pentolone, e poi sulla tavola nei giorni di festa. Chissà perché Giuliano ti ha fatto con le orecchie così corte? Forse perché così non ti possono prendere per le orecchie e mettere in croce contro il portone. Ma che coniglio sei, se hai le orecchie corte? E che preghierina si può fare a un coniglio dalle orecchie corte?
Questa qui:
Oh, coniglio dalle orecchie corte, insegna a questo scrittore dalle orecchie lunghe a non farsi prendere e a non farsi mettere in croce contro il portone, insegnagli a scomparire prima del tempo, insegnagli a sottrarsi alla croce, al pentolone, alla tavola imbandita e all'altare.

...
Andatelo a vedere sul sito, con l'immagine, per capire. 
Leggete anche gli altri, fino al 16 (manca l'ultima), che a volte ne vale la pena, a volte no - come spesso con Moresco.

venerdì 15 ottobre 2010

Sulla città perfetta

Per questi porti non saprei tracciare la rotta sulla carta nè fissare la data dell'approdo. Alle volte basta uno scorcio che s’apre nel bel mezzo d’un paesaggio incongruo, un affiorare di luci nella nebbia, il dialogo di due passanti che s'incontrano nel viavai, per pensare che partendo di li metterò assieme pezzo a pezzo la città perfetta, fatta di frammenti mescolati col resto, d'istanti separati da intervalli, di segnali che uno manda e non sa chi li raccoglie. 
Se ti dico che la città cui tende il mio viaggio è discontinua nello spazio e nel tempo, ora più rada ora più densa, tu non devi credere che si possa smettere di cercarla. Forse mentre noi parliamo sta affiorando sparsa entro i confini del tuo impero; puoi rintracciarla, ma a quel modo che t’ho detto. 
I. Calvino, Le città invisibili


Qualche riga vagamente citazionista ma fulminanti sulla mia Roma perfetta, come seguito a un filo di pensieri costante dallo scadere di questo primo mese di residenza.

sabato 2 ottobre 2010

Una cosa felice e una triste

Cioè una triste che sembra felice e una felice (forse) che sembra triste.
Cioè insomma due cose tristi.
Che però sono felici.
Perché sono belle.
Anche se sono terribili.
Ma forse allora non sono belle.
Sono confusa.
...

Comunque due storie che vale la pena di leggere:
Giacomo, fanciullo di domani
Giulia, donna di ieri

mercoledì 22 settembre 2010

Due immagini catturate

Eh, no questo lavoro non mi lascia tempo&testa come quello di prima, quindi ci risiamo con i tempi biblici di aggiornamento del blog.

Oggi solo due chicchine:

1. Sto girando per diversi siti a tema "Fashion", ed è divertente finché riesci a dribblare gli orrori (a chi è forte di stomaco consiglio l'intera galleria). A un certo punto però ti imbatti in questo (il cerchio arancione è opera mia, ovviamente)


ti si apre uno squarcio, capisci tutto e gridi Eureka! (con buona pace dei colleghi): che senso ha, che interesse ha tutto questo? Semplice: IO, IO che sto al centro del mondo e mi fotografo vestita o non vestita, IO che blatero su me stessa e mi faccio blaterare addosso, IO IO IO IO io così tante volte che occupa l'intera tag cloud (l'altro tag è "Gallery" - di IO, ovviamente): tanti IO piccoli che credono di essere l'IO unico, il più grande e il più amato.
Che bellezza, la forza dei numeri.

2. Sempre sull'onda dei messaggi impliciti vi lascio con questo flash di Repubblica (?!) di oggi:

probabilmente l'associazione violenza-extracomunitario è inevitabile a prescindere dal contesto. Per le forze dell'ordine o per i giornalisti?

giovedì 9 settembre 2010

Si ricomincia?

Si ricomincia.
Dopo un mese esatto di spostamenti, viaggi e delirio ho cominciato una nuova vita, altrove.
Mi porto dietro i segni di quella vecchia, ancora, e in fondo sono sempre io anche se in rapido cambiamento. Per esempio ho disimparato a prendere gli autobus giusti, a quanto pare, e sto facendo dei simpatici viaggi su e giù per Roma un po' a pé un po' de corsa.

Ok, enough about me, parliamo di robe più interessanti: per esempio voi rifiutate con affetto?
Iniziativa di alcuni comuni prevede di installare spazi appositi (cassonetti non mi piace) in cui lasciare oggetti usabili, a cui vogliamo bene e che non meritano di essere gettati: da questo spazio (una vetrinetta) chi passa può prendere ciò che gli piace o gli serve...
Immaginate che bello essere un bambino, vedere un giocattolo in una vetrina per strada e poter lasciare il suo per prenderlo (o prenderlo e basta): non è meraviglioso! stessa cosa per le borse! ...ehm... o cose più utili magari.
Insomma è un'idea fantastica del gruppo Publink, che spero si diffonderà moltissimo a breve ma per ora coinvolge solo i fortunati abitanti di Ravenna Rivignano Rovereto Mestre Matelica Venezia.

venerdì 6 agosto 2010

due segnalazioni di Saviano

un articolo del Nostro su Nazione Indiana (no, non sto leggendo solo lì in questi giorni). Uscita il 24 maggio l'ho trovata solo ora.
La lingua mi sembra un po' affaticata e l'argomento in sé è diventato meno scottante, rimosso dalle prime pagine (mute) dei giornali dopo una ristrutturazione. Speriamo che davvero, come ha detto Berlusconi, ne sia cambiato radicalmente il senso.

E poi vi segnalo anche questo articolo, stessa fonte, ma molto più vecchio. Novembre 2004 c'è scritto. E si sente la forza violenta, le parole vomitate, anzi sparate con precisione. Perfino un banale "Pecunia non olet" ha un senso, sta nel mezzo e spara la sua verità.
È la storia di Gelsomina, stuprata torturata e uccisa perché per un certo periodo aveva frequentato la persona sbagliata. È la storia di tutte le donne non rispettate, nelle parole di Saviano, è la storia di una terra offesa in cui si impara a sparare prima che a guidare. E la nostra impotenza (noi, laureati, noi polentoni, noi cervelli accesi) è quasi totale.