martedì 25 marzo 2008

message in a bottle (sting)


perché nessuno mi chiede come sto?

Ovviamente si escludono gli amichetti ubriachi
Ovviamente si escludono quelli che hanno Altri problemi a cui pensare
Ovviamente si escludono tutti quelli che mi sono troppo lontani per capire
Ovviamente si escludono quelli che me lo chiedono ma non sentono la risposta

E si astengano per favore quelli che non hanno voglia di sentire lamentele
E tutti quelli che mi diranno che andrà tutto bene
E quelli (gli stessi, prob) che non sanno quel che dicono.

Chi mi resta? Nessuno? Non so, anche perché non so chi legga queste righe.
Probabilmente nessuno pure per colpa mia, perché sono diventata un po' stronza solitaria (sono diventata solitaria, stronza son sempre stata) ma non esiste un servizio AASS (Aiuti Agli Stronzi Solitari) ???

...

Che bella questa cultura del web che uno si scrive, si risponde e si consola da solo pensando (sperando) che qualcuno al di là di questa stanza che sa di minestrone congelato legga per puro caso queste parole; qualcuno che cercava qualcos'altro e si trova questo, magari qualcuno che riesce a ficcarmi in testa come si scrive qualcos'altro qualcun altro nient'altro null'altro e compagnia bella. Fior fiore d'italianiste c'hanno provato e nessuno c'è riuscito, quindi semino qui un po' di parole-trappola per richiamare incauti navigatori (possibilmente linguisti e grammatici) in queste secche del pensiero.

ciancicare osteoporosi mignotta evento stereofonico teledildonico agorafobico isterismo?









.... e per la cronaca ho tentato di sbrodolarmi poco ma si vede che sciogliere la lingua fa male alla sintesi. La prossima volta la lascio annodata.

lunedì 17 marzo 2008

cambiamento di programma

e allora sapete che vi dico? Viva le oasi nel deserto! Viva i miraggi, il cielo azzurro e la terra spaccata e secca! Viva i libri, che adorano queste lande desolate e saggiamente diffidano delle paludi, del marcio e delle visioni che si annidano nelle foreste.
Una morgana sai che è una morgana: la vedi, ci credi ma sai che è l'aria e il vento e il sole a crearli. La tua disperazione. Però lo sai. Gli intrichi di liane invece, i fruscii, le voci della foresta pensi che esprimano affetto, ti paiono abbracci e morbida stima e poi soffocano, avvelenano, cadi nel burrone nascosto dalle foglie.
E BEN VENGA ALLORA IL DESERTO! E SEMPRE VIVA LA REGINA DEI PANDA PACIFISTI!

venerdì 14 marzo 2008

Slip Sliding Away

Cammino rasente i muri, gioco di resistenza.
Sarà colpa del buco dell'ozono se il mio idillio s'è fatto deserto? un ottimo motivo per ridurre le anidridi nell'aria. Alla fine è colpa delle multinazionali puzzone perfino se la mia situazione affettiva va in pezzi.
Insomma, giro per i corridoi come un'ombra sgomenta, scivolo lungo la piazza fino a casa, invisibile ai più o indifferente.
In questi luoghi un tempo fioriva la luce, in me la ricchezza di altre persone (non maschere ma caratteri, da migliore Autore delineati) e non smetto un momento di stupirmi.
Vivo in una casa coi muri di carta e coltivo giardini di polvere,
guardo gli altri passare
con sospetto, con dolore, con noia.
Tengo in ordine (poco) la mia casa di bambola, le mie sciocche occupazioni.
Ma per quanta diligenza metta nel lavarmi i denti il mondo non migliora. Eppure non è il dentifricio di una multinazionale!


Whoah and I know a man, he came from my hometown
He wore his passion for his woman like a thorny crown
He said Dolores, I live in fear
My love for yous so overpowering, Im afraid that I will disappear

venerdì 7 marzo 2008

alla principessa

Non amore non spasimo, un fantasma,
un'ombra della necessità che vaga
serena e ineluttabile per l'anima
e la discioglie in gioia, in incanto serena
perché per l'infinito lo scirocco
se la possa portare.
Com'è piccolo il mondo e leggero nelle tue mani!

in onore del sole

Scarsa lingua di terra che orla il mare,
chiude la schiena arida dei monti;
scavata da improvvisi fiumi; morsa
dal sale come anello d'ancoraggio;
percossa dalla fersa; combattuta
dai venti che ti recano dal largo
l'alghe e le procellarie
- ara di pietra sei, tra cielo e mare
levata, dove brucia la canicola
aromi di selvagge erbe.
Liguria,
l'immagine di te sempre nel cuore,
mia terra, porterò, come chi parte
il rozzo scapolare che gli appese
lagrimando la madre.
Ovunque fui
nelle contrade grasse dove l'erba
simula il mare; nelle dolci terre
dove si sfa di tenerezza il cielo
su gli attoniti occhi dei canali
e van femmine molli bilanciando
secchi d'oro sull'omero - dovunque,
mi trapassò di gioia il tuo pensato
aspetto.

Quanto ti camminai ragazzo! Ad ogni
svolto che mi scopriva nuova terra,
in me balzava il cuore di Caboto
il dì che dal malcerto legno scorse
sul mare pieno di meraviglioso
nascere il Capo.

Bocconi mi buttai sui tuoi fonti,
con l'anima e i ginocchi proni, a bere.
Comunicai di te con la farina
della spiga che ti inazzurra i colli,
dimenata e stampata sulla madia,
condita dall'olivo lento, fatta
sapida dal basilico che cresce
nella tegghia e profuma le tue case.
Nei porti delle tue città cercai,
nei fungai delle tue case, l'amore,
nelle fessure dei tuoi vichi.
Bevvi
alla frasca ove sosta il carrettiere,
nella cantina mucida, dal gotto
massiccio, nel cristallo
tolto dalla credenza, il tuo vin aspro
- per mangiare di te, bere di te,
mescolare alla tua vita la mia
caduca.
Marchio d'amore nella carne, varia
come il tuo cielo ebbi da te l'anima,
Liguria, che hai d'inverno
cieli teneri come a primavera.
Brilla tra i fili della pioggia il sole,
bella che ridi
e d'improvviso in lagrime ti sciogli.
Da pause di tepido ingannate,
s'aprono violette frettolose
sulle prode che non profumeranno.

Le petraie ventose dei tuoi monti,
l'ossame dei tuoi greti;
il tuo mare se vi trascina il sole
lo strascico che abbaglia o vi saltella
una manciata fredda di zecchini
le notti che si chiamano le barche;
i tuoi docili clivi, tocchi d'ombra
dall'oliveto pallido, canizie
benedicente a questa atroce terra:
- aspri o soavi, effimeri od eterni,
sei tu, terra, e il tuo mare, i soli volti
che s'affacciano al mio cuore deserto.

Io pagano al tuo nume sacrerei,
Liguria, se campassi della rete,
rosse triglie nell'alga boccheggianti;
o la spalliera di limoni al sole,
avessi l'orto; il testo di garofani,
non altro avessi:
i beni che tu doni ti offrirei.
L'ultimo remo, vecchio marinaio
t'appenderei.

Ché non giovano, a dir di te, parole:
il grido del gabbiano nella schiuma
la collera del mare sugli scogli
è il solo canto che s'accorda a te.

Fossi al tuo sole zolla che germoglia
il filuzzo dell'erba. Fossi pino
abbrancato al tuo tufo, cui nel crine
passa la mano ruvida aquilone.
Grappolo mi cocessi sui tuoi sassi.

Camillo Sbarbaro in Rimanenze