mercoledì 22 ottobre 2008

Quinta Puntata: l'oppressione

Tempo fa una persona che stimo diceva a un suo cugino che non era certo di saper restare immobile, restare in pace di fronte alla violenza contro le persone che ama (sua moglie, sua figlia, il suo clan familiare); si tratta ovviamente di una persona che crede nella pace e nella nonviolenza (altrimenti il problema non si porrebbe), un uomo che per quanto ne so crede nella non sopraffazione quotidiana e fra i popoli, che fonda queste convinzioni su vaste letture (soprattutto di saggi: e ora marta sa di chi parlo). Il cugino ovviamente sosteneva la tesi opposta e sono certo che fosse pienamente convinto di quello che diceva. Ora capita che l'uomo che sta al governo decide che contro uno dei suoi 4 figli possano essere mandati poliziotti armati: non il maggiore (che probabilmente sarà spinto a lavorare lontano dal crollo di alitalia), nè la terza e l'ultimo, che credo siano alle superiori, in un istituto privato. Difficilmente correrà rischi il secondo, giovane destrarolo estremo, per quanto (udite udite!) perfino loro riconoscono il diritto alla protesta.
Io invece come posso dormire tranquilla? Non per me non per noi, che viviamo in quest'isola felice di comunardi e rivoluzionari, nel cuore rosso del granducato (bah) ma per chi vive nelle città dai muri rossi, che nascondono cuori (e schede elettorali) nere o verdi. O celesti, peggio che andar di notte! Per loro mi preoccupo, per i loro occhi accesi e i cuori pulsanti, o per chi vive a un passo dal centro del governo e della merda che ci invade. Non conosco nessuno con la pelle abbastanza dura per queste cose e ho visto troppe facce raggianti troppe matricole tremanti ed esaltate alle assemblee oceaniche in piazza dei cavalieri per non temere.
Il pacifismo è un'ottima scelta: contro la polizia non si combatte, anche perchè si rischia di prenderle a 18 anni con le mani alzate e un musino da Garfield.
Ma con che coraggio scegliere di non reagire a chi minaccia quegli occhi quelle mani quei cuori?



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