venerdì 23 gennaio 2009

Sixty-four apologies to tess

When I get older losing my hair
many years from now
will you still be sending me a valentine,
birthday greeting, bottle of wine?
If I'd been out till quarter of three
would you lock the door
Will you still need me
will you still feed me
When i'm sixty-four?

a cui aggiungo questo, che non so perché sia inadatto ai minorenni. Forse perché è troppo bellino. :)

martedì 13 gennaio 2009

Per i clandestini c'è il rimpatrio, per tutto il resto c'è mastercard

Cercherò di essere più chiara e meno polemica, che i diktat peggiorano solo la situazione. Così Irene non sente in pericolo la pace nel mondo e non si preoccupa.

Ritengo, probabilmente perché per me è stato importante e formativo, che una parte importante della produzione di De André facesse perno sulla critica della società e in modo particolare sulla possibilità di cantare gli ultimi, le minoranze contro il potere nelle sue forme oppressive. Questo tipo di critica "sociale" mi sembra incompatibile con la fruizione di massa, non perché non possa piacere a molti ma perché implica di fare delle scelte che in questo momento in Italia non sono "di massa".
Non mi piace la sensazione di accerchiamento che viene dal dire che chi canta De André non fa e non è d'accordo con le leggi che ci sono adesso in Italia, per molti motivi: innanzitutto non è vero, perché sta nella grandezza dei poeti (ironia della sorte) essere graditi a molti nonostante le loro idee; in secondo luogo perché non siamo tutti d'accordo su quello che cantava oppure, se volete essere più sottili, siamo contrari con sfumature differenti - il che può non essere sbagliato ma mi sembra (uh, come sono radicale) incompatibile con il "cantiamo tutti a squarciagola"; in terzo luogo perché anche chi non fa una scelta, in fondo, sceglie: e con questo non intendo noi privati cittadini (semplicemente perché non sono così arrogante da chiedere agli altri ciò che non faccio) ma chi da persona di spettacolo partecipa senza condividere quello che diceva De André abbastanza da muoversi in prima persona.
Non dimentico che anche De André era un personaggio dello spettacolo, in fondo, un cantante. Ma mi sembra che il modo in cui cercava di fare spettacolo e dare scandalo fosse finalizzato a muovere le coscienze, farle pensare prima e piuttosto che a fare audience (che in fondo, ve lo ricordo, significa soldi).
I poeti piacciono ma non servono: De André serve. Ci serve la radicalità e la purezza, ci serve la riflessione e la bellezza, non solo la bellezza. E lo spettacolo celebra la bellezza e poco altro: se volete la grandezza di saper rendere bello ciò che è radicale, puro e profondo, è come guardare le rose nate dove cammina una puttana.

La mia irritazione nasce dal fatto che De André è solo l'ultimo della fila: prima è venuto Saviano (è un romanzo? è un reportage? che importa cosa dice, tanto siamo il paese della bellezza dei romanzi in forma di reportage) per dirne uno, o in tono minore Biagi (che carriera stupenda! e il fatto che il presidente del consiglio abbia chiuso il suo programma? ah, è tutto perdonato!). E vai ancora con le estremizzazioni, le radicalizzazioni e le minuzie, ma mi pare che in questo momento non ce ne siano molte in giro e mi sembra giusto riequilibrare la bilancia.

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lunedì 12 gennaio 2009

Bombe su Fabrizio

Ai protettori delle battone lascio un impiego da ragioniere
perché provetti nel loro mestiere
rendano edotta la popolazione
ad ogni fine di settimana
sopra la rendita di una puttana
ad ogni fine di settimana sopra la rendita di una puttana

In Italia, succede sempre così:
1. si prende qualcosa di scottante, di vivo e polemico, qualcosa di ferito e grande e indignato (una di quelle cose che così facilmente nascono in questo paese bellissimo e violento)
2. se ne osserva con garbo la bellezza, l'armonia, la pienezza del senso (nel frattempo il messaggio, la forza, l'indignazione finiscono nella polvere, sotto il tappeto)
3. si innalzano a messaggio nazionale, normalizzato, buono per tutti: mi dite cosa c'entra in questa italia un cantante di puttanieri, di storpi e giudici infami? mi dite cosa ci fa uno che cantava la violenza dei preti in prima serata?
4. si neutralizza qualsiasi cosa, come cauterizzata, immobilizzata, arresa.

A cosa serve cantare de André tutti insieme mentre le puttane vengono tolte dalle strade per il buon costume pubblico? a cosa serve de André in un paese in cui si prendono le impronte degli zingari?
Preceduto da un telegiornale in cui si saranno contati i morti 300 palestinesi. 6 israeliani. Poverini. Seguito (possibilmente) da uno speciale sul Santo di Pietralcina, forse altrettando Grande.

L'avete ucciso, quel poco di vita che c'era ancora in lui è morta, adesso.

Mi arrestarono un giorno per le donne ed il vino,
non avevano leggi per punire un blasfemo,
non mi uccise la morte, ma due guardie bigotte,
mi cercarono l'anima a forza di botte.

Perché dissi che Dio imbrogliò il primo uomo,
lo costrinse a viaggiare una vita da scemo,
nel giardino incantato lo costrinse a sognare,
a ignorare che al mondo c'e' il bene e c'è il male.

martedì 6 gennaio 2009

E regali dalla Befana

Nessuno più mi chiama in una lingua
che mia madre fa bionda, azzurra e sveva,
dal nord al seguito di Federico,
o ai miei occhi nera e appassita in pugno
come oliva che è reliquia e ruga.

O in una lingua che alla pece affida
l'orma sua, l'inoltra a sera nell'estate,
in un basso alitare le decanta:
è movenza d'Aragona e Castiglia,
sillaba è cannadindia, stormire.

O in una lingua che le pone in capo
una corona, un cercine di piume,
un nido di pensieri in cima in cima.

O in quella sua lingua che la mormora
sul fiume ventilato di papiri,
su una foglia o sul palmo della mano.

O in una lingua che risale in sonno
coi primi venti precoci dell'Africa,
che nel suo cuore albeggia, in sabbia e sale,
nel verso tenebroso della quaglia.

O in una lingua che non so più dire.

Taormina, mia Mignon, da Codice Siciliano, Stefano d'Arrigo