lunedì 24 maggio 2010

Google TV e Rai


E' incredibile come gli americani sappiamo presentare meglio le loro idee.
Stavo guardando lo spot (pardon, il "comunicato informativo sulle nuove tecnologie"!) di Google TV e mi è venuto in mente l'hub che è stato presentato all'IA summit qualche tempo fa (qui il paper): un sistema attraverso il quale si potesse raggiungere qualsiasi contenuto, che reagisse in modo interattivo alle richieste del cliente, con un'interfaccia umana a guidare le scelte del utente-consumatore. Non dico che sia la stessa cosa, ma poco ci manca. Volete un film romantico che parli di lupi, magari in costume? i primi due risultati di google (leggi: gogol) potrebbero andare (e giuro che ho scelto tre elementi a caso!). Applichiamolo a una scorta enorme di film documentari e filmati come quella prospettata da Google TV (o dal progetto Hub RAI) ed ecco fatto.

(Tralascio naturalmente tutta la questione dei diritti, delle strutture che tramandano e conservano i materiali. Così, di passaggio mi viene da pensare che renderebbe più evidente l'assurdità di certi divieti.)


(l'immagine viene da qui)

E' chiaro che questo non risolve la questione del "non so cosa vedere stasera" con graziosa signorina che ti dà indicazioni (e ringrazio infinitamente Chiara Ferrigno per averci risparmiato la graziosa signorina), ma mi pare che il problema non sia radicale e possa essere risolto con un buon architetto dell'informazione :) e un'interfaccia ben fatta, magari adattabile.

(l'immagine courtesy of qui)

domenica 23 maggio 2010

Vandana Shiva a Che tempo che fa: adesso!

In questo momento da rai tre ci sorride il faccione di Vandana Shiva, una zia siciliana con un grosso punto rosso in fronte che parla di Terra Madre, che sembra una reificazione della Terra Madre.
Lampi dagli occhi e positività.


Ex-post: brevissimo questo intervento, ma non ha quasi preso fiato. Temi radicali e per contro l'incapacità di gestirli della televisione italiana. Basta arrivare a guardare la pubblicità che segue.
Per la cronaca stasera la Gabanelli parla di informazione sul cibo...

sabato 22 maggio 2010

Per tutti gli amanti del colore

e i grafici alle prime armi come me (sarà vero?!?), ma soprattutto per gli amanti del colore:
Color Scheme Designer!
Oppure, come consigliato da Steppia, kuler. Che forse lascia più libertà per giocare, ma è proprietario.

... saranno usati presto per migliorare la situazione qua sopra e qui intorno, hopefully :)


ps: c'è anche un contrast analyser ma purtroppo è solo per windows. Sono molto offesa.

venerdì 21 maggio 2010

Titolo sui titoli interessanti per voyeurs

Lascia perdere il titolo delirante: qui c'è un articolo interessante sui titoli, appunto, e sul lavoro dei SEO che cercano di renderli appetibili per i motori di ricerca (inguaribili voyeurs).

Naturalmente il mio tentativo di titolo usa spregiudicatamente termini sexy. Per controbilanciare ho usato due parole più lunghe di 18 caratteri, leggermente desuete.

martedì 18 maggio 2010

TinEye, finalmente?

Magari arrivo in ritardo, ma ancora non ho sentito parlare abbastanza di TinEye, il primo motore di ricerca visuale: tu metti dentro un'immagine, lui ti dice dove la puoi ritrovare nel web.
Mi sembra una cosa fantastica ma per quello che ho potuto provare funziona pochino.

L'ho provato con una mia foto e un disegno che mi rappresenta (quello che sta qui a destra, in basso), ma non l'ha trovati. La mia foto, però, è su LinkedIn e FB, canali che forse non sono indicizzati...
Nemmeno le foto e immagini sul sito di Linda, magari un po' più visitato del mio.
Ho provato con un'immagine più comune e il risultato non è eccitante (manca la copia esatta dell'immagine, presente su idranet.


Allora ho provato con un blogger americano e ha recuperato almeno un risultato...
L'impressione è che funzioni meglio con i disegni, avevo provato con un paio trovati sul blog di Daniele Luttazzi e li aveva trovati: su grossi repository di immagini, però.

In definitiva un mezza delusione, mi sa che ci tocca aspettare che il servizio migliori.



ps. a proposito di servizi, mi sa che sto per migrare per la terza volta su un'altra piattaforma di blogging: le immagini che carico qui sono tremende!!!

giovedì 13 maggio 2010

Piccole divagazioni sugli e-book

Io non capisco i denigratori degli e-book. Cioè: posso capire il vecchio scrittore che quando ha cominciato batteva a macchina, posso capire la vecchietta cecata che non si ritrova con le interfacce touch (e non sa nemmeno cosa sia un'interfaccia), posso capire perfino me stessa e il mio sano desiderio di non stare rintanata all'ombra ma leggere in pieno sole.
Ma non mi sembra che questo implichi denigrare gli e-book e relative piattaforme in assoluto. Anch'io sono cresciuta con il profumo dei libri, con la concretezza delle pagine che ti si sfanno fra le mani, di quelli prestati e mai rivisti, dimenticati sugli autobus, stazionanti sotto un tavolo a fare da fermo. Eppure come non riconoscere la maggiore comodità, per uno studioso/studente soprattutto, della ricerca testuale? La maggiore leggerezza di uno strumentino (possibilmente un computer) anziché i soliti chili di libri?
Siamo d'accordo che leggere a schermo sia più faticoso, per capire veramente le cose io stessa stampo su carta, sottolineo e pasticcio con le matite, ma è un mio problema, una mia arretratezza: stiamo passando a un modo diverso di leggere, conoscere e capire. Il passaggio è epocale e spesso mi stupisco di come persone che ritengo illuminate o almeno al passo coi tempi sembrino non rendersene conto (l'esempio scatenante è un dettaglio in questo articolo di Moresco di qualche tempo fa).
Si fa un gran parlare di quanto internet cambi le nostre vite, ma poi quando ci scontriamo con gli effetti reali di questi cambiamenti improvvisamente rimpiangiamo il ciclostile: se non altro faceva venire i muscoli!
Leggere a testo e leggere a schermo implica capacità diverse, un diverso tipo di concentrazione e soprattutto una relazione diversa col testo che senza dubbio le prossime generazioni avranno, almeno quelli che avranno la possibilità di giocare con un computer fin da piccoli. Mia mamma ha impiegato più di un anno per (decidersi a)imparare a usare il T9, mentre non so di nessun meno-che-teen ager che abbia dovuto farsi insegnare da qualcuno.
In ultimo ho la sensazione che sia una preoccupazione innanzitutto italiana, dovuta alla nostra costantemente lamentata arretratezza. Che noia. Ma non credo che Foer, che pure mi dicono scriva cose molto belle, si sia preoccupato che qualcuno potesse non scarrozzarsi in giro le sue 300 e passa pagine, purché leggesse, capisse (e aderisse al) suo pensiero.

In tutto questo, però, io odio i kindle, odio le cornici digitali e odio le console di gioco, in una parola (anzi due) le piattaforme monodirezionali. Per questo non so ancora se odio l'ipad.

martedì 11 maggio 2010

Libri: “Ricette immorali” di Manuel Vázquez Montalbán

(inizialmente pubblicato su idranet)

Cosa fanno insieme uno dei più contestati autori “alti” della letteratura italiana e il popolarissimo autore dei romanzi sull’inquisitore Eymerich? Un libretto, smilzo ma prezioso, su un tema piuttosto fuori moda.

Sono passati quasi due secoli da quel periodo complesso e turbolento che vide l’Italia formarsi, prima come obiettivo politico realizzabile, poi come precaria conquista militare: il Risorgimento. Un momento di lotte violente e sanguinose di cui nella coscienza comune restano soltanto le fredde statue equestri e qualche targa agli angoli delle strade.

Eppure, questo il punto da cui partono i due scrittori, il risorgimento, privato della maiuscola e della patina celebrativa, potrebbe essere un materiale incredibile per una narrazione avventurosa, sanguinosa, moderna. Un soggetto potenzialmente esplosivo per il cinema, perfino per lo splatter o il cinema di guerra, che potrebbero nutrirsi degli eccidi, delle violenze che si videro in quei giorni e che oggi resistono in poche testimonianze dell’epoca, difficili da trovare, o dietro alle perifrasi dei libri di storia.

Moresco ed Evangelisti, quindi, accoppiano questi due racconti, ispirati a due diversi momenti del processo risorgimentale, e che riflettono incredibilmente bene le anime dei due scrittori.

Evangelisti apre con le ultime ore della Repubblica Romana del 1949: un giovane soldato decide di non seguire il gruppo dei mazziniani e le variegate truppe che, dopo aver difeso strenuamente la città, cedono il passo ai francesi e si allontanano di notte, in cerca di miglior fortuna. È una carrellata di immagini crudeli, di ritratti delle diverse anime che componevano la grande città e il movimento rivoluzionario.

Il racconto di Moresco, invece, aspira a raccogliere in una catena analogica eventi, concetti e immagini accomunati dalla medesima spinta rivoluzionaria, dalla forza violenta e rigenerante che la caratterizza. Raccoglie insieme il Nabucco in una rappresentazione contemporanea ma scimmiesca, Leopardi e la Batracomiomachia, Pisacane e la sua impresa fallimentare, un set porno, l’infuriare della battaglia durante le Cinque giornate di Milano, l’amore fra due giovani e un misterioso quanto terrificante bombardamento iper-tecnologico.

Più che un racconto è una sceneggiatura, dettagliata negli improvvisi cambi di scena e nell’impetuoso susseguirsi di musiche e silenzi. Le immagini ci scorrono di fronte, terribili o delicate, in un crescendo che culmina nel finale e che è impossibile interrompere.

I due testi si parlano si fronteggiano e si accompagnano quasi armoniosamente, illuminano sprazzi di storia patria davvero vitale e vissuta, finalmente viva e rigenerante.

.

Controinsurrezioni

Antonio Moresco e Valerio Evangelisti

Mondadori, 2008

.

“Solo gli scrittori potrebbero rianimare il Risorgimento, e farlo uscire dal sacello, simile alla ghiacciaia di un frigorifero, in cui è rinchiuso. Conservato bene, però freddo freddo.”

Libri: Controinsurrezioni di Valerio Evangelisti e Antonio Moresco

(inizialmente pubblicato su idranet)

Cosa fanno insieme uno dei più contestati autori “alti” della letteratura italiana e il popolarissimo autore dei romanzi sull’inquisitore Eymerich? Un libretto, smilzo ma prezioso, su un tema piuttosto fuori moda.

Sono passati quasi due secoli da quel periodo complesso e turbolento che vide l’Italia formarsi, prima come obiettivo politico realizzabile, poi come precaria conquista militare: il Risorgimento. Un momento di lotte violente e sanguinose di cui nella coscienza comune restano soltanto le fredde statue equestri e qualche targa agli angoli delle strade.

Eppure, questo il punto da cui partono i due scrittori, il risorgimento, privato della maiuscola e della patina celebrativa, potrebbe essere un materiale incredibile per una narrazione avventurosa, sanguinosa, moderna. Un soggetto potenzialmente esplosivo per il cinema, perfino per lo splatter o il cinema di guerra, che potrebbero nutrirsi degli eccidi, delle violenze che si videro in quei giorni e che oggi resistono in poche testimonianze dell’epoca, difficili da trovare, o dietro alle perifrasi dei libri di storia.

Moresco ed Evangelisti, quindi, accoppiano questi due racconti, ispirati a due diversi momenti del processo risorgimentale, e che riflettono incredibilmente bene le anime dei due scrittori.

Evangelisti apre con le ultime ore della Repubblica Romana del 1949: un giovane soldato decide di non seguire il gruppo dei mazziniani e le variegate truppe che, dopo aver difeso strenuamente la città, cedono il passo ai francesi e si allontanano di notte, in cerca di miglior fortuna. È una carrellata di immagini crudeli, di ritratti delle diverse anime che componevano la grande città e il movimento rivoluzionario.

Il racconto di Moresco, invece, aspira a raccogliere in una catena analogica eventi, concetti e immagini accomunati dalla medesima spinta rivoluzionaria, dalla forza violenta e rigenerante che la caratterizza. Raccoglie insieme il Nabucco in una rappresentazione contemporanea ma scimmiesca, Leopardi e la Batracomiomachia, Pisacane e la sua impresa fallimentare, un set porno, l’infuriare della battaglia durante le Cinque giornate di Milano, l’amore fra due giovani e un misterioso quanto terrificante bombardamento iper-tecnologico.

Più che un racconto è una sceneggiatura, dettagliata negli improvvisi cambi di scena e nell’impetuoso susseguirsi di musiche e silenzi. Le immagini ci scorrono di fronte, terribili o delicate, in un crescendo che culmina nel finale e che è impossibile interrompere.

I due testi si parlano si fronteggiano e si accompagnano quasi armoniosamente, illuminano sprazzi di storia patria davvero vitale e vissuta, finalmente viva e rigenerante.

.
Controinsurrezioni

Antonio Moresco e Valerio Evangelisti

Mondadori, 2008

.

“Solo gli scrittori potrebbero rianimare il Risorgimento, e farlo uscire dal sacello, simile alla ghiacciaia di un frigorifero, in cui è rinchiuso. Conservato bene, però freddo freddo.”

Libri: La verità, vi prego, sull'amore di W. H. Auden

(inizialmente pubblicato su idranet)
Senza scivolare nella banalità, in poche semplici ballate Auden ci svela la piccolezza e l'immensità dell'amore.
Attraverso un inglese ricco di musica (alcuni di questi testi sono stati scritti per essere musicati e cantati) Auden racconta la verità dell'amore: l'amore umano, l'amore felice ma anche l'amore istintivo e così facile della Natura, degli animali, l'amore atteso e l'amore infranto. Il tempo, compagno inevitabile di questo sentimento, fa capolino e cerca di distruggerlo, lo minaccia paurosamente – ma forse non vince, se è vero che la raccolta termina con Funeral Blues, il Blues in memoria reso celebre dal film Quattro matrimoni e un funerale, in cui si consacra un amore che dura oltre la morte.
Auden nasce a York, nel cuore dell'Inghilterra, nel 1907, ma durante la sua vita viaggia molto: per esempio vive per un anno in Germania, è in Spagna durante la Guerra Civile, visita il Giappone in guerra con la Cina ma fa anche lunghi soggiorni estivi in Italia, a Ischia. Tutte queste esperienze, come disse lui stesso, influenzarono profondamente la sua produzione e le sue tematiche, ma anche nelle poche poesie di questo libro possiamo ritrovare quella sottile ironia, quel malinconico sorriso che è tanto facile ritrovare negli scrittori inglesi.
Qualsiasi parola ulteriore renderebbe banale il contenuto di questa piccola raccolta, curata dall'esecutore testamentario di Auden e accuratamente assortita, per cui è meglio rimandare semplicemente alla lettura.

Wystan Hugh Auden
La verità, vi prego, sull'amore
Adelphi 2006

Libri: "La grande foresta" di William Faulkner

(inizialmente pubblicato su idranet)

In un'America inedita e selvaggia l'uomo combatte ancora una lotta alla pari con gli animali, è ancora parte della Grande Foresta: Faulkner ci mostra il Mississippi e gli americani come non siamo più abituati a vederli.

La grande foresta è una raccolta di racconti che si struttura in un'originale forma quasi romanzesca e che ha come tema fondamentale il rapporto fra l'essere umano e la Natura nel senso più concreto del termine. Le battute di caccia che stimolano e animano il racconto sembrano un pretesto per raccontare la foresta e la sua solenne immensità, la piccolezza dell'uomo e lo scontro (ma anche la condivisione) che lo lega agli animali.

È una dimensione lontana, quasi arcaica, quella in cui Faulkner ci trasporta, abitata dagli odori e dai rumori sottili della selvaggina nel bosco, dalle privazioni a cui gli uomini si sottopongono due settimane all'anno pur di godere ancora dello spazio primitivo e incontaminato della foresta. Ma come scorrono le pagine così scorre il tempo e la foresta prima piano, poi sempre più velocemente, si ritira, rimpicciolisce ad opera dell'uomo e degli incombenti campi di cotone. Alla fine del libro l'avanzamento del progresso si fa vertiginoso e col restringersi dello spazio, della potenza della grande foresta, sembra anche affievolirsi la capacità dell'uomo di relazionarsi con essa, di rispettarla e sentirsi parte di essa: gli ultimi cacciatori, nipoti e pronipoti di quelli raccontati all'inizio del libro, non comprendono il rispetto per gli animali, i longevi abitatori della selva, non sanno perché cacciano, non riconoscono ogni angolo del bosco come luogo che, in parte, gli appartiene.

Big Woods ha il potere di riportare il lettore in uno spazio che è insieme fuori del tempo e in un momento storico ben preciso, profondamente radicato nella società americana eppure, in qualche modo, appartenente ad ogni essere umano.

William Faulkner

La grande foresta

(Adelphi, 2009)

Libri: "Cassandra" di Christa Wolf

(inizialmente pubblicato su idranet)

Un viaggio straordinario nel mito greco: Cassandra, la mistica preveggente, rinasce in questo bellissimo libro di Christa Wolf.


Chi ha detto che i grandi cantori omerici non esistono più? La voce potente di Christa Wolf sale da queste pagine a raccontare la vita della principessa preveggente, figlia di Priamo ed Ecuba, prima e dopo la caduta della sua città, Troia.

Il libro si apre di fronte alle mura di Micene: una voce ricorda che Cassandra ha attraversato proprio quella porta, un tempo; evocata da quei sassi, ora sbriciolati dai secoli, emerge quindi la voce della principessa chiaroveggente, ormai schiava di Agamennone, che presagisce la sua fine imminente.

Il racconto si snoda fra i ricordi di Cassandra, recenti e lontani, e ne ripercorre l'esistenza straordinaria: il sacerdozio e il dono di Apollo, il complicato rapporto con Enea, la guerra a Troia.

Christa Wolf crea in Cassandra un personaggio straordinario, complesso, estremamente moderno; si muove fra il palazzo reale e il tempio, entra in contatto con le misteriose sacerdotesse di Cibele, che trasmettono un culto antichissimo; comprende le dure necessità del governo, prevede l'arrivo della guerra e della distruzione con dolorosa razionalità. Con la voce di Cassandra Christa Wolf riesce a riflettere senza enfasi e con profondità sul ruolo della donna, sugli intrecci e le necessità del potere politico, del potere economico e di quello religioso. Attraverso il personaggio mitico queste riflessioni si concretizzano, quasi si incarnano in personaggi per niente stilizzati come il padre Priamo e sua moglie, la regina Ecuba, il sacerdote Piritoo e l'amato Enea.

Uscito in Germania nel 1983, edito in Italia a partire dal 1987 Cassandra è un libro intenso, complesso ma sostenuto da un linguaggio puro e forte, quasi un classico.


Christa Wolf

Cassandra

E/O, 1990

Libri: "Il Canto del diavolo" di Walter Siti

Il resoconto di un viaggio, un tuffo nella modernità e nei suoi controsensi: i sette Emirati e un vecchio scrittore.

Gli Emirati arabi nel loro splendore e nella loro precaria bellezza occupano la maggior parte dell'ultimo libro di Walter Siti: “questo è l'unico Paese dove i plastici sono esattamente identici alla loro realizzazione – sia per la perfezione con cui sono eseguiti, sia per un'impalpabile carenza nella realtà: non so, quelle impercettibili sporcature provocate dall'esistere, i disordini dell'uso”.

Questo è forse il filo rosso che procede con il libro: tutto è nuovo negli Emirati Arabi, tutto è grande è bello ma è anche, in qualche modo, vuoto, inutilizzato, privo dei segni dell'umanità. Contemporaneamente si sente il fluire della vita e dell'operosità di un gran numero di immigrati dei paesi vicini (la maggior parte della popolazione) che passano da queste grandi e nuove città per lavorare e poter ritornare in patria arricchiti.

Un'atmosfera calda e sospesa accompagna il viaggio di Siti in questo paese, che è anche l'atmosfera del movimento parossistico in attesa della fine del petrolio o della crisi definitiva – e parallelamente, in uno strano controcanto, si muovono piccole storie che accompagnano il racconto, e soprattutto le osservazioni dello scrittore su se stesso, sulla sua incipiente ma già mal sopportata vecchiaia, sul suo corpo e sull'amore.Intorno vediamo la sabbia del deserto sconfitta dal cemento e da poche, stentate palme, un mare “che si ostina a non essere azzurro” e intuiamo il petrolio che ha reso questo recentissimo sogno possibile.

Walter Siti si muove fra queste costruzioni con il disagio di un europeo nutrito di una cultura millenaria e abituato a muoversi a piedi: negli emirati la passeggiata domenicale è prevista nei centri commerciali o al limite in macchina; anche la cultura è in via di costruzione e le nuovissime generazioni mescolano know how americano, istituzioni europee e tradizioni arabe.

Qui tutto è nel momento della sua nascita, plastici e ruspe sono gli oggetti che più spesso decorano il paesaggio; tutto è nuovo, tutto è una promessa: i visitatori vanno a vedere i cantieri delle straordinarie bellezze che verranno.

Un libro (e un paese) da scoprire per conoscere meglio noi stessi e la nostra cultura, di cui gli Emirati sono il frutto ancora acerbo.
(Rizzoli, 2009, pp. 205, € 16,50)
Già pubblicato su Idranet il 10/12/2009