giovedì 12 giugno 2008

Di primavere improvvise

ai sorrisi ritornati,
al sole che c'è sempre
al Poeta inaspettato

[...]

Tutto ora tace, o vedovo Clitunno,
Tutto: de' vaghi tuoi delubri un solo
T'avanza, e dentro pretestato nume
Tu non vi siedi.

Non più perfusi del tuo fiume sacro
Menano i tori, vittime orgogliose
Torfei romani a i templi aviti: Roma
Più non trionfa.

Più non trionfa, poi che un galileo
Di rosse chiome il Campidoglio ascese,
Gittole in braccio una sua croce e disse
- Portala, e servi. -

Fuggir le ninfea piangere ne' fiumi
Occulte e dentro i cortici materni,
Od ululando dileguaron come
Nuvole a i monti,

Quando una strana compagnia, tra i bianchi
Templi spogliati e i colonnati infranti,
Procedé lenta, in neri sacchi avvolta,
Litaniando.

E sovra i campi del lavoro umano
Sonanti e i clivi memori d'impero
Fece deserto, et il deserto disse
Regno di Dio.

Strappar le turbe a i santi aratri, a i vecchi
padri aspettanti, a le fiorenti mogli;
Ovunque il divo sol benedicea,
Maledicenti.

Maledicenti a l'opre de la vita
E de l'amore, ei deliraro atroci
Congiugnimenti di dolor con Dio
Su rupi e in grotte:

Discesero ebri di dissolvimento
A le cittadi, e in ridde paurose
Al crocefisso supplicarono, empi,
D'essere ebietti.

Salve, o serena de l'Ilisso in riva,
O intera e dritta a i lidi almi del Tebro
Anima umana; i foschi dì passaro,
Risorgi e regna.

[...]
Carducci, Odi Barbare

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