giovedì 13 maggio 2010

Piccole divagazioni sugli e-book

Io non capisco i denigratori degli e-book. Cioè: posso capire il vecchio scrittore che quando ha cominciato batteva a macchina, posso capire la vecchietta cecata che non si ritrova con le interfacce touch (e non sa nemmeno cosa sia un'interfaccia), posso capire perfino me stessa e il mio sano desiderio di non stare rintanata all'ombra ma leggere in pieno sole.
Ma non mi sembra che questo implichi denigrare gli e-book e relative piattaforme in assoluto. Anch'io sono cresciuta con il profumo dei libri, con la concretezza delle pagine che ti si sfanno fra le mani, di quelli prestati e mai rivisti, dimenticati sugli autobus, stazionanti sotto un tavolo a fare da fermo. Eppure come non riconoscere la maggiore comodità, per uno studioso/studente soprattutto, della ricerca testuale? La maggiore leggerezza di uno strumentino (possibilmente un computer) anziché i soliti chili di libri?
Siamo d'accordo che leggere a schermo sia più faticoso, per capire veramente le cose io stessa stampo su carta, sottolineo e pasticcio con le matite, ma è un mio problema, una mia arretratezza: stiamo passando a un modo diverso di leggere, conoscere e capire. Il passaggio è epocale e spesso mi stupisco di come persone che ritengo illuminate o almeno al passo coi tempi sembrino non rendersene conto (l'esempio scatenante è un dettaglio in questo articolo di Moresco di qualche tempo fa).
Si fa un gran parlare di quanto internet cambi le nostre vite, ma poi quando ci scontriamo con gli effetti reali di questi cambiamenti improvvisamente rimpiangiamo il ciclostile: se non altro faceva venire i muscoli!
Leggere a testo e leggere a schermo implica capacità diverse, un diverso tipo di concentrazione e soprattutto una relazione diversa col testo che senza dubbio le prossime generazioni avranno, almeno quelli che avranno la possibilità di giocare con un computer fin da piccoli. Mia mamma ha impiegato più di un anno per (decidersi a)imparare a usare il T9, mentre non so di nessun meno-che-teen ager che abbia dovuto farsi insegnare da qualcuno.
In ultimo ho la sensazione che sia una preoccupazione innanzitutto italiana, dovuta alla nostra costantemente lamentata arretratezza. Che noia. Ma non credo che Foer, che pure mi dicono scriva cose molto belle, si sia preoccupato che qualcuno potesse non scarrozzarsi in giro le sue 300 e passa pagine, purché leggesse, capisse (e aderisse al) suo pensiero.

In tutto questo, però, io odio i kindle, odio le cornici digitali e odio le console di gioco, in una parola (anzi due) le piattaforme monodirezionali. Per questo non so ancora se odio l'ipad.

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