mercoledì 4 agosto 2010

frammenti Sulla situazione dell'Università italiana, finalmente

Oggi vi propongo un articolo interessante di Giancarlo Alfano (su Nazione Indiana), la cui scrittura apparentemente limpida ho conosciuto e amato lavorando per la tesi.
Parla lucidamente della situazione dell'università italiana, molto più di quanto crede (forse) quando dice che

“L’Università non è un luogo di trasformazione; è, al contrario, un luogo di conservazione: si trasmette un sapere stabilizzato. [...] L’Università, è bene ricordarcelo, produce discorsi interni al sistema di potere nel quale essa esiste.”

Ma contemporaneamente l'Università nel suo discorso è luogo di critica, di ragionamento e di democrazia, nell'elaborazione di canoni e nella scelta di linee interpretative che poi si ripercuotono su intere generazioni.
Io non credo che sia una "democrazia illusoria", simile a quella politica, anzi mi piace pensare che l'illusione sia proprio che scegliere di insegnare un autore o un altro, una corrente o un'altra non abbiano effetti sulla società e sulla produzione culturale del nostro paese. 
Lui stesso fa una serie di esempi interessanti sui collegamenti fra momenti di interesse particolare per autori o scuole letterarie e come si sono espressi poi negli autori di quel periodo. 
Il suo discorso quindi mi sembra sottilmente contraddittorio, o per lo meno mi piacerebbe che fra conservazione ed innovazione l'università tendesse molto più all'innovazione anche in ambito letterario, come ci si aspetta da qualsiasi facoltà scientifica (comprese le Social Sciences).


Questo discorso resta un po' frammentario, una scheggia di riflessione supportata dal commento di Stefano Jossa (l'ultimo, finora) ma mi sembrava interessante, in questo momento in cui pochissime delle persone che conosco sono riuscite (per forza o per amore) a restare in ambito universitario e si stanno disperdendo per il mondo come scintille nel buio. Cerco di seguirne la scia, mentre anch'io mi allontano.

Photo by Tanja

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