mercoledì 16 giugno 2010

Fra un cupcake e una versione della Carmen...




«[...]
La crisi dell'impiego accademico, risultato di una grande espansione dell'educazione universitaria verificatasi fra la fine del XVI secolo e il principio del XVII, non era solo un fenomeno sociologico; aveva - o si riteneva avesse - anche implicazioni ideologiche.
Per esempio Thomas Hobbes imputò la responsabilità della rivolta contro Carlo I all'ambiente accademico, che insegnando la storia greca e romana aveva indotto il popolo ad ammirare il "glorioso nome della libertà" e di conseguenza a considerare la monarchia come una "tirannide". Il fulcro della ribellione è nelle università, scrive Hobbes:
È infatti cosa ben difficile per gli uomini (che hanno tutti un'opinione elevata del proprio ingegno), dopo aver anche acquisito la cultura dell'università, persuadersi d'esser privi d'una qualsiasi delle capacità necessarie per governare uno stato.



Mark H. Curtis trova esagerato il punto di vista di Hobbes. Sostiene invece che "le università erano pericolose [...] perché preparavano troppi uomini per troppo pochi posti di lavoro".


Al principio del XVII secolo nelle due università si laureavano più di quattrocento studenti ogni anno. Curtis calcola che ci fossero cento studenti in soprannumero rispetto ai posti vacanti nella Chiesa. Questo è solo un aspetto di un processo più generale in cui la mancanza di "opportunità per sfruttare appieno la loro preparazione e il loro ingegno" portava alla formazione di "un gruppo irriducibile di intellettuali alienati che, individualmente o collettivamente, creavano problemi in un'epoca di crescente insoddisfazione verso il regno degli Stuart"
[...]»
da Ian Watt, Miti dell'individualismo moderno, trad. it: Donzelli Editore, 1998, p. 33-4


Ricordo a tutti che a Carlo I è stata tagliata la testa, ma nessuno l'ha ricordato come un martire.


Cosa posso dire: Speriamo!



Nessun commento: