venerdì 20 febbraio 2009

Si vive di citazioni

Disfare massa - Jacopo Galimberti

Una massa che non conosce futuro diventa qualcosa.
Qualcosa che fa paura.

Nello stato presente solo tentare si puo’
una costruzione
in un punto.
Erigere, in uno spazio inesteso, un progetto
in cui proiettarsi con tutto il proprio passato, accumulato, un getto
che è già un ponte verso
in un punto. Senza orizzonti,
stordirsi sul posto, dimenticare in tondo, torturare i gatti.
Uno spazio inesteso
in cui tra qualche mese, giorno, saremo noi
a essere sottratti,
a sottrarci.


La donna che dorme per terra
forse non dorme.
Si è rovesciata addosso la torta. Non sbava, non trema.
Lui era andato in bagno per pisciare mezzo litro
di vodka Red Bull. Non le trova il polso, le palpa il collo
dal lato sbagliato.
Fra cinque minuti la festa sarà uno psicodramma, pensa.
S’immagina il fuggi fuggi degli imbucati - tristissimo.
Se ne va in sordina.

Una massa che non conosce futuro diventa qualcosa.
Qualcosa che fa paura.

Imbambolati, assonnati o cotti
si è a volte, per secondi, semplicemente in una sorta di
estasi, senza proiezioni, appetiti, tracce mnestiche,
completamente assolti
in uno spazio inesteso.
In queste microsvolte ci si approssima
al punto più recondito del tempo,
allo stato mentale in fondo più
immondo:
il presente – e il suo vuoto.

L’uomo che cammina mangiando
calcola che per ogni pranzo quindici minuti,
minimo. Allora mangia negli spostamenti e guadagna
vita. Il sangue gli inonda la testa, taglia la folla,
si sente un pesce, una pallottola, un muscolo dritto teso tirato
sparato verso un bersaglio.
Senza legami, elegante, frusta la rotta e va
quasi con una specie di calma.

Una massa che non conosce futuro diventa qualcosa.
Qualcosa che fa paura.

Non posso accettare dilazioni, proroghe, tentativi
terrorizzati di procrastinare l’ingresso
del cranio, in ghingheri,
nelle ossa.
Schiacciata in un punto cieco del presente,
vegeto, mi minaccio, mi mutilo,
maciullando sgretolo un bolo di crani.
La mascella slogata mi schiude un spazio esteso, sereno
in cui sedare
il sesso
che sono.

- Perché qui, tutta la mattina, nel letto a me a fianco
rimani?
- Non so, in autunno, dove lavorerò,
che lingua indosserò o se è imminente
e dilania. Qualche ora, addosso,
mi ancoro.
-Così un morso nei miei minuti
ti affranca?
-Si’. O forse questa smania di presente
è pura voglia di te.

Un individuo che non conosce futuro diventa qualcosa.
Qualcosa che ha paura

tratto da Nazione Indiana

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